È possibile rendere compiutamente conto di ciò che gli artefatti e le tecnologie fanno, senza per questo sminuire il ruolo dell’agentività umana, ossia la capacità dell’essere umano di essere all’origine dell’azione e del senso?Per quanto determinismo tecnologico e sociocostruzionismo siano ormai approcci sufficientemente integrati, sembra quasi impossibile poter riconoscere l’uno senza pagare nulla di più che un piccolo contributo all’altro.Gli autori sottolineano quanto questa cesura che apparentemente riguarda un fenomeno circoscritto e settoriale come il ruolo degli artefatti nella costruzione del (...) mondo sociale, rispecchia in qualche modo l’antica distinzione proposta da Dilthey tra scienze della natura e scienze dello spirito. Il fatto é che tale divisione del lavoro scientifico sembra il risultato più che il punto di partenza di un lavoro deliberato di purificazione dei due domini . Per quanto utile da un punto di vista epistemologico, essa corre costantemente il rischio di proclamare a priori l’incapacità di alcune metodologie di indagare oggetti che si situerebbero al di là della loro giurisdizione . Inoltre, gli autori ritengono che questa distinzione sia alquanto problematica quando si tratta di questioni ontologiche. In linea con il pensiero di filosofi come Whithead , Delueze e Guatatri e Tarde , sostengono che tanto l’approccio sociocostruzionista quanto l’approccio tecno-determinista soffrano di un simile riduzionismo ontologico: ridurre l’oggetto di indagine a quanto la prospettiva inscritta in ciascuna metodologia consente di vedere e di analizzare.Prendendo le distanze da tale riduzionismo, questo articolo intende dimostrare che la materialità, la tecnologia e persino la natura intrudono costantemente nel mondo del significato, della comunicazione, del discorso. Allo stesso tempo, cultura e significato conferiscono senso e persino forma al mondo naturale . A fronte della propensione diffusa a pensare l’interazione come qualcosa che riguarda soltanto gli essere umani, gli autori mostrano che altre cose si autoconvocano costantemente nelle nostre conversazioni e che é legittimo ipotizzare che tali cose facciano «cose con le parole», per usare la famosa espressione che John Langshaw Austin coniò per indicare ciò che le persone fanno attraverso i loro atti linguistici.Attraverso un esempio tratto dalle osservazioni sul campo in un presidio medico d’urgenza operato da Medici senza Frontiere, gli autori mostrano che il sottolineare quanto e come le cose siano partecipanti attivi in una conversazione non significa evacuare il contributo umano all’attività di parola. Se le cose fanno cose con le parole é perché portano prospettivamente le persone a dire quel che dicono e, retrospettivamente, a far dire loro quel che hanno detto. Piuttosto che postulare che i soli partecipanti umani siano all’origine di quanto vien detto durante una conversazione, diventa possibile ritracciare altre origini o elementi che influenzano e condizionano ciò che le persone fanno mentre parlano tra loro.Il fatto che gli oggetti siano spesso trasformati dalla loro stessa incursione sulla scena interattiva viene vista come una prova della « realtà » del loro contributo alla conversazione. Utilizzando la metafora del ventriloquismo, gli autori mostrano che se i partecipanti umani fanno sì che le cose facciano cose con le parole, ciò é anche dovuto al fatto che le cose stesse fanno far loro cose con le parole, in quella sorta di oscillazione ventriloqua già sottolineata da David Goldbaltt . Individuare le tracce sia dell’agentività umana sia dell’agentività tecnologica, porta a riconoscere il grado di passività o passione inerente a qualunque attività o azione. Tale riconoscimento é cruciale dal momento che tale passività fa parte dei modi con cui le persone rendono razionale/giustificabile/legittimabile/ sanzionabile ciò che esse fanno e dicono nel corso di una interazione.Invece di ridurre l’interazione ad un fenomeno che riguarda esseri umani tra loro, appare più costruttivo riconoscere tutte le figure che popolano la scena interattiva, siano esse tecnologie, regolamenti, principi, emozioni o artefatti. La proposta avanzata dagli autori può dunque essere vista come un tentativo di riabilitare metaforicamente l’analisi del parlare prendendo seriamente in considerazione ciò che le figure letteralmente hanno da dire su come noi, gli umani, comunichiamo e lavoriamo.Se poiesis significa fabbricazione, allora forse poesia può diventare un modo innovativo di comprendere come funzionano le tecnologie e come noi interagiamo con esse.While we tend to think of interaction as involving human beings only, this paper proposes to show that other things – technologies, in particular – are continuously inviting themselves in our conversations and that these things can even be said to “do things with words.” Using the metaphor of ventriloquism, we show that if human participants make things do things with words, it is also because things animate them, a form of ventriloqual vacillation or oscillation already noticed by David Goldblatt . Acknowledging both human and technological agencies therefore leads us to recognize the degree of passivity or passion that is inherent in any activity or action, a recognition that is especially important given that its marks the accountable / reasonable / intelligible / justifiable / sanctionable character of what people do and say in interaction. (shrink)

Contributed articles on Jacques Derrida, French philosopher, and his theories of deconstruction and postmoderinsm; includes articles on his perpectives on literature and philosophy.

Ravelingien et al1 argue that, given the restrictions that must be imposed on recipients of xenotransplanted organs, we should conduct clinical trials of xenotransplantation only on patients in a persistent vegetative state. I argue that there is no ethical barrier to using terminally ill patients instead. Such patients can choose to waive their rights to the liberties that xenotransplantation would probably restrict; it is surely rational to prefer to waive your rights rather than to die, and permissible to allow patients (...) to make this choice.Perhaps the single most important advance in the history of moral thought occurred when it came to be generally recognised that all people are protected by rights that are inviolable, at least without their consent. The precise nature and content of these rights is controversial, but there is a consensus among reasonable people over their core. We all have a right to life, to liberty, to security of person and to equality before the law. Other rights—so-called positive rights, such as the right to economic security, or cultural rights, for instance—may be controversial, but we all agree at least on these.Ravelingien et al1 therefore seem to be on solid ground when they conclude that it would not be permissible to use living persons as subjects in clinical trials of xenotransplantation, as such trials, potentially or actually, result in the violation of the core human rights of the subjects. Their argument is as follows:" Xenotransplantation carries with it a currently unquantifiable risk of the transmission of viruses, from the animal that is the source of the organ transplanted, to the human recipient. Such viruses could have potentially catastrophic consequences, up to and including triggering a global and devastating pandemic. Therefore, it would be necessary to monitor the health status of recipients of … ". (shrink)

Leibniz said with a mixture of admiration and inspiration that the Duchess Sophie of Hannover always wanted to know the reason why behind the reason why. And that is just how rationality works: it wants to leave no loose ends to understanding, seeking to enable us to understand things through to the bitter end. In the twelve chapters that make up Satisfying Reason, Rescher develops and defends the following perspective: That rationality is a cardinal virtue in cognitive matters. That this (...) is not something simple and cut-and-dried: in the pursuit of truth through the development of knowledge we face obstacles -- sometimes even insuperable ones. All that we can do is the best we can, realizing that even our very best may still be imperfect. Nevertheless, the venture is far from hopeless. While absolutes are unattainable in the cognitive venture, some solutions are situationally optimal, being comparatively the best that can be managed under the circumstances. That reason itself enables us to come to terms with this state of affairs, urging us to accept the best we can do as good enough. Satisfying Reason is an explanation of the presuppositions and methods of rational enquiry, an original exercise in metaknowledge, developing a systematic body of knowledge about the scope and limits of knowledge itself. (shrink)

Die Herrschaft des Behaviorismus in der Psychologie ist gebrochen! Das ist die Ausgangsthese dieses Buches, die im Rahmen des Modells revolutionärer Wissenschaftsentwicklung (Kuhn) als Behauptung eines Paradigmawechsels präzisiert wird. Die Argumentation beschränkt sich nicht nur auf den Nachweis des Niedergangs des Behaviorismus, sondern gibt auch konstruktiv das mögliche neue Paradigma an: als Psychologie des reflexiven Subjekts, das wie der Wissenschaftler (subjektive) Theorien aufstellt, überprüft, bewertet. Der Aufriss einer solchen Psychologie des epistemischen Subjekts unter allgemein-, sozial-, pädagogisch- und klinisch-psychologischem Aspekt thematisiert (...) vor allem: die Rationalität der Reflexionen, Normenkritik und -begründung im Austausch von wissenschaftlichen und naiven Theorien sowie die Berücksichtigung von Reflexivität in der therapeutischen Praxis. Die Rückwendung dieser pychologisch-metatheoretischen Perspektiven auf die Wissenschaftstheorie führt auch zu einer neu. (shrink)

Ibn Masarra y su escuela -- El místico Abū-l-ʻAbbās ibn al-ʻArīf de Almería y su "Mahāsin al-Maŷālis" -- Un precursor hispanomusulmán de San Juan de la Cruz.

The article considers modern transformations of the ideas concerning subject’s cognitive abilities towards object because of the emergence and development of artificial intelligence (AI) technologies. The developments of scientists and engineers from National Research University of Electronic Technology (Moscow, Russia) in the field of artificial intelligence have been taken as a foundation and material of this research. Their analysis allows making a conclusion that the humanity is rather far from the realization of ‘strong artificial intelligence’. We need a qualitative breakthrough (...) in AI material and technological basis for it. Applying ‘model-dependent realism’ by S. Hawking in the course of the speculations in the article, the author concludes that the purpose of cognition in modern science is not to describe an objective reality, but to organize its subjective perception by some definite way. So, the purpose of cognition is the perfection of cognition models permitting a subject ‘to capture’ the reality. This idea is completely confirmed by Maturana and Varela’s autopoiesis theory and von Foerster’s ‘second-order cybernetics’. The article drafts some prospects of moving away from post-nonclassical scientific thinking in its current understanding, because the development of AI technologies results in ‘blurring’ borders of subjectivity in the cognition process. The author concludes that the modern world is moving in another epistemological paradigm where a new scientific revolution is inevitable. (shrink)

qism 1. Fī al-qānūn. al-Ṭabʻah 5., mazīdah wa-munaqqaḥah wafqan lil-qawānīn al-jadīdah, 1966 -- qism 2. Fī al-ḥuqūq. al-Ṭabʻah 4., mazīdah wa-munaqqaḥah wafqan lil-qawānīn al-jadīdah, 1961.

"The twelve chapters of this volume all began their existence as contributions to workshops held between 2009 and 2011 by a Danish-Swedish research network called The Aristotelian Tradition: The reception of Aristotle's works on logic and metaphysics in the Middle Ages, headquartered in Gothenburg and funded by the Bank of Sweden Tercentenary Foundation. Most of them were written by members of the network, some by invited speakers. While the volume amply illustrates the set of scholarly approaches characteristic of the "Copenhagen (...) School of Medieval Philosophy" (notably a strong philological foundation and an interest in ancient as well as medieval and Greek as well as Latin texts), its thematic diversity reflects the network's breadth of interests. What unites the chapters in this respect is simply a concern with different historical manifestations of Aristotelian thought on logical and metaphysical matters. The volume includes studies of texts by, among others, Apuleius, Boethius, Anonymus Aurelianensis III, Michael of Ephesus, Averroes, Anonymus Cantabrigiensis, Nicholas of Paris, Robert Kilwardby, Anonymus O, Thomas Aquinas, William of Ockham, and Francisco Suárez, relating to themes and passages in Aristotle's Categories, On Interpretation, Prior Analytics 1, Posterior Analytics 1, Sophistical Refutations and Metaphysics A and Z. The last two chapters consist of a new edition, with English translation and commentary, of the first part of a fiercely anti-Aristotelian work, which has been described as the starting-point for Renaissance Platonism and Aristotelianism alike: George Gemistos Plethon's On Aristotle's Departures from Plato."--. (shrink)