Abstract
Introduzione Nel codice della sua Bibliotheca consacrato a recensire la produzione letteraria di Temistio, il patriarca Fozio testimonia di aver letto – oltre ad alcune opere filosofiche – un corpus di trentasei discorsi politici (λόγοι πολιτιϰοιλς), tra cui alcuni indirizzati a Costanzo, a Valente e Valentiniano II, a Teodosio, non tutti pervenuti. Ora, l'opera oratoria di Temistio, quale noi moderni leggiamo, comprende trentatrè orazioni, pubbliche e private, di cui due (o forse tre) incomplete. È molto probabile che gli altri tre discorsi che Fozio ugualmente leggeva siano da identificare con orazioni perdute, di cui sopravvivono talune notizie: il discorso recitato nel 357 dinanzi al senato di Costantinopoli in occasione di un'ambasceria a Roma, il panegirico indirizzato nel 363 all'imperatore Giuliano per il suo quarto consolato e l'orazione sulla tolleranza religiosa indirizzata a Valente tra gli anni 375–376. Verrebbe, in questo modo, confermata la notizia della Bibliotheca circa l'esistenza di un corpus di complessivi trentasei discorsi ed in particolare rafforzata l'ipotesi, ventilata da taluni studiosi, secondo cui la silloge temistiana in nostro possesso corrisponderebbe in buona sostanza al ‘libro’ recensito da Fozio.