Abstract
«Tante volte si è insistito sull’equivoco ragionamento per cui, essendo il gioco altra cosa dal serio, studiare il gioco non è cosa seria, tagliando così via una fetta di storia sociale decisamente “pesante”. È un equivoco che peraltro va lentamente sgretolandosi. Il concetto stesso di ludicità come dimensione ineliminabile del vivere collettivo comincia ad essere accettato e gira fra gli addetti ai lavori ormai a livello internazionale»: con queste parole Gherardo Ortalli, uno dei massimi esperti viventi di storia sociale del gioco, inaugurava in Statale, nel 2011, i lavori di una Giornata di Studi dedicata a Il gioco e i giochi nel mondo antico, tra cultura materiale e immateriale, organizzata da alcuni ricercatori di quello che allora era il Dipartimento di Scienze dell’Antichità, nell’ambito di un progetto interdisciplinare avviato nel 2009 e tuttora in corso.