Abstract
Tra le figure più importanti del dibattito filosofico italiano del Novecento, Antonio Banfi ha svolto nell'Italia del secondo dopoguerra anche un ruolo politico di rilievo come senatore del PCI. La sua interpretazione del marxismo ha presentato una forte accentuazione umanistica. Tra i suoi scolari filosofi e storici della filosofia come Giulio Preti, Enzo Paci, Remo Cantoni, Paolo Rossi. Il saggio prende in esame la prima fase della riflessione filosofica di Banfi, nella quale ha una importanza decisiva la conoscenza diretta del dibattito tedesco tra le due guerre mondiali, in primo luogo della fenomenologia di Husserl e della ontologia di N. Hartmann. I Principi di una teoria della ragione - libro apparso alla fine degli anni '20 - e poi una serie di incisivi saggi degli anni '30 documentano una conoscenza approfondita e critica di un dibattito di cui mostrerà di nutrirsi in misura decisiva l'interpretazione di Banfi non solo di Hegel, ma anche di Marx. Among the leading philosophers in Italy during the 20th century, Antonio Banfi played an important role not only in the cultural debate during the 1930s and the 1940s, but also in the political scene of post-war Italy, advocating - as a representative of the Italian Communist Party in Italian Senate - a liberal, humanist view of Marxism. Among his students were influential philosophers and historians of philosophy such as Giulio Preti, Enzo Paci, Remo Cantoni and Paolo Rossi. This paper investigates the first phase of Banfi's philosophical development, an analysis of which must include a scrutiny of Banfi's deep indebtedness to German debate between the two World Wars, primarily Husserl's phenomenology and Hartmann's critical ontology. Banfi's phenomenological apprenticeship at the school of Husserl, and the sensitive and critical attitude of his presentation of the German debate in his Principi di una teoria della ragione, are of substantial importance in nourishing his later interpretation of Hegel and Marx