Aprire il tempo, abitare la possibilità: essenza del lavoro sociale
Abstract
È possibile perseguire intenzionalmente la speranza o si tratta di una postura interiore che sfugge alla volontà? E se scaturisce da una ricerca, può essere trasmessa, sollecitata?Declinata in una pratica da perseguire nella relazione di aiuto? È realistico considerare la capacità di schiudere nuove possibilità per abitare con senso la vita, una competenza professionale del lavoro di cura? Nell’intento di dare risposta a questi interrogativi la riflessione attraversa il pensiero di alcuni tra i maggiori filosofi del Novecento, secondo un orientamento fenomenologico che prende le mosse dall’esperienza vissuta.Is it possible to “intentionally” pursue the hope or is it an inner attitude beyond anyone’s will? And if it derives from a research, can it be transmitted, aroused? Can it be declined as a practice to be followed in a helping relationship? Is it realistic to consider the capacity of disclosing new possibilities of living a meaningful as a professional skill in care job?The intention of giving an answer to these questions crosses the beliefs of some of the greatest philosophers of the twentieth century, in compliance with a phenomenological orientation taking its moves from lived experience