Le macerie di Ilio e la promessa di Enea. Note su potere e violenza in Hannah Arendt [The Ruins of Ilio and the Promise of Enea. Notes on Power and Violence on Hannah Arendt]
Abstract
Il saggio intende raccogliere un’intuizione di Paul Ricœur, che nella celebre Prefazione a The Human Condition afferma che Hannah Arendt appoggia tutto il suo percorso teorico sul riconoscimento di un fallimento filosofico dei Grecie sulla necessità di un altro luogo e di un altro inizio. Si tratta di un fallimento anche politico, se si analizza la lettura arendtiana della guerra di Troia e dei suoi esiti distruttivi. Elogiando invece la civiltà romana e il suo fondatore Enea, che rifonda in terra italica uno spazio nuovo tra popoli diversi, Arendt crede di scorgervi un’origine e un modello non contaminati di potere e violenza. Ma è pensabile un’origine non violenta? Si può fondare una comunità politica sulla libertà? Sono questi i nodi, tuttora irrisolti, del pensiero arendtiano.The thesis of this paper is to follow Paul Ricœur’s suggestion when in his well-known Preface to The Human Condition he advocates that H. Arendt based the core of her theories on her detection of a philosophical failure by the Greecs and on the need for a new beginning in another place. This was also a political failure in view of Arendt’s interpretation of the Trojan war and its destructive outcome. On the other hand, by praising Roman civilisation and its founder aeneas, who was able to escape the ruins of Troy and to found a new model and origin that were not spoilt by power and violence. But can a non-violent origin really exist? Can a political community be based on freedom? These are the unsolved knots of Arendt’s philosophy