Abstract
Il principio di ripetizione ricopre un ruolo fondamentale in ogni forma d’espressione musicale e rappresenta uno dei più comuni ed efficaci espedienti compositivi. Oscillando fra stasi e movimento, i processi iterativi e le sequenze modulari influenzano in modo determinante la percezione dello spazio e del tempo e sfidano l’aspettativa dell’ascoltatore, originando architetture labirintiche e ossessive, e moduli ipnotici, che generano un impatto sulla sfera emotiva del fruitore. Il contributo esamina in chiave interdisciplinare l’impiego sistematico della ripetizione nella musica per violino di due dei massimi violinisti compositori attivi nel tardo Seicento nell’area a cavallo delle Alpi: Heinrich Ignaz Franz von Biber (1644-1704) e Carlo Ambrogio Lonati (c. 1645-post1701). Entrambi, secondo modalità analoghe o difformi, sfruttarono la ripetizione tanto per sfidare la perizia esecutiva dell’interprete, quanto per consolidare, disgregare o rimodulare l’architettura formale e temporale delle composizioni, proponendo una bizzarra e ingegnosa disposizione degli episodi musicali. L’analisi di alcuni esempi di particolar rilievo e il confronto fra i due compositori permetterà di evidenziare un ventaglio di atteggiamenti ed espedienti compositivi, fornendo chiavi di lettura applicabili ad altri repertorî musicali e ambiti della conoscenza.