Substantia completa. Descartes e la separazione ontologica della res cogitans nella Meditatio Sexta
Abstract
Al principio della Meditatio Sexta, tappa conclusiva del capolavoro di Descartes, si schiude una frattura fondamentale. È quella tra intelletto e immaginazione, autentica premessa per la dimostrazione – a cui l’opera cartesiana punta sin dal titolo – della distinzione reale di mente e corpo. Come d’altra parte Descartes sottolinea già nella Synopsis (sconfessando alcune interpretazioni odierne), la reciproca alterità ontologica tra le due res non viene garantita a seguito dell’approdo al punto archimedeo del cogito della Meditatio Secunda, ma solamente a seguito di un complesso iter di abductio e subductio dei contenuti della mens che culmina nel capitolo conclusivo. Qui la mens, avendo già stabilito l’esistenza, la perfezione e la veracità di Dio, fa finalmente i conti con sé stessa, mettendo mano all’analisi dei disparati elementi che hanno composto, sino a quel momento, una definizione quasi fenomenologica dell’ego cogitans come un quid «dubitans, intelligens, affirmans, negans, volens, nolens, imaginans quoque, et sentiens»